L’insegnamento del canto non è una trasmissione di dati, spiegare il funzionamento della voce a qualcuno sarà informarlo di qualcosa, senza che avvenga nessuna trasformazione, nessuna reale acquisizione di una competenza, rischiando inoltre di complicare la relazione funzionale tra mente e corpo.
Ogni informazione in merito ad un’attivazione del corpo che non trovi immediato riscontro nella pratica renderà quel gesto più complesso da riconoscere e da richiamare.
L’insegnamento del canto non è una trasmissione di sensazioni, suggerire ad un allievo dove e cosa sentire durante un vocalizzo o una canzone altererà la sua percezione, portandolo a non riconoscere il legame reale tra la qualità di suono cercata e la sua relativa e personale sanzione acustica e vibratoria, ma condizionandolo a ricercare quella sensazione suggerita per poi associarla al suono desiderato in modo forzato o a quello più simile stante le condizioni fisiche ricreate.
Ogni tentativo di eliminare un condizionamento inserendone un’altro magari più funzionale è in ogni caso una gabbia, un’allontanamento da se stessi e dalla propria natura artistica.
L’insegnamento del canto, come ogni insegnamento, è creare le condizioni affinché l’allievo si renda conto di ciò che è, uno spazio di osservazione e riscoperta in cui la propriocezione reale scevra da condizionamenti, la comprensione mentale di ciò che si propriocepisce al fine di non crearne di nuovi e la non aspettativa, generino una naturale riscoperta della relazione di causa effetto tra ciò che desidero e la “mia strada” per ottenerlo, compatibilmente a ciò che posso nei limiti del mio sentire artistico e del mio corpo.
Ogni esperienza genera mille informazioni, se la vivo cercando una cosa in particolare troverò solo quella, scoprendola o generandola io stesso, se sviluppo la mia capacità di accorgermi entrerò in una realtà vasta e infinitamente ricca.
Simone Moscato