Nel 1970 Battisti difendeva la sua musica e il suo essere cantante da un’italia ancorata a stilemi classici della vocalità da operetta, o comunque con determinate caratteristiche estetiche, oggi non ritenute più così necessarie.
Dopo 33 anni, dopo il rock, il punk e il jazz, ci troviamo ancora a confondere lo strumento con il fine, ancora a cercare il buon canto non nella musica ma in cose come il vibrato e l’estensione, con la grottesca novità rispetto al passato dell’apprezzare una voce diseducata o apparentemente tale se è comunicativa, ma di definire ancora con precise caratteristiche estetico-funzionali il “cantare bene”. Finchè il senso non riconnetterà il legame di causa-effetto, finchè il “cantare bene” non sarà una categoria estetica ma un principio funzionale di comunicazione, la didattica resterà preda di percorsi vuoti, confusione, e pochissima musica.
Simone Moscato
