L’attivazione “meccanica” volontaria nella produzione di un suono si riduce al momento preparatorio del respiro, che anch’esso è tanto essenziale quanto il corpo è sufficientemente in equilibrio ed elastico.
Nell’istante finale del respiro il pensiero prefigurante genera quella micro illusione di “già accaduto” che porta il corpo a creare la voce, esattamente come qualsiasi altro gesto organizzato che compiamo giornalmente.
Perché il canto dovrebbe sfuggire alla semplicità di ciò che già è?
Simone Moscato
