Cari allievi,
per quanto riconosca l’imprescindibile funzione commerciale della scansione temporale di una lezione, non posso non esortavi a preoccuparvi molto di più della qualità degli insegnamenti che vi vengono impartiti a lezione, più che al numero esatto di vocalizzi e chiacchiere fatte nei 60 minuti canonici, o ai minuti “persi” ad inizio e a fine lezione.
L’apprendimento non segue tempi prefissati, e spesso un concetto perfettamente compreso a livello fisico e mentale viene in realtà diluito da una reiterazione esagerata, da un cambio di esercizio non necessario o da una canzone fatta per riempire gli ultimi 5 minuti.
E’ certamente vero che talvolta il tempo necessario dovrebbe essere di più, eventualità però riservata alle pochissime persone in grado di mantenere un alto livello di concentrazione e presenza per più della mezz’ora canonica di un “buon allievo medio”.
E’ purtroppo una desolante abitudine vedere volti soddisfatti dopo un “addestramento canino” di 45 minuti netti di vocalizzi e 15 di canzoni di cui non si è capita la funzione, e volti invece perplessi dopo una lezione sapientemente ripartita tra spiegazioni, comprensione del senso, vocalizzi, applicazione chiara degli elementi appresi sul brano e esame del lavoro fatto, il tutto condito dalle giuste pause (per tenere viva l’attenzione e permettere al cervello di assimilare).
Vi esorto quindi, prima ancora che pretendere insegnamenti migliori (sempre che siate in grado di comprenderne la qualità), ad essere allievi migliori, in grado, nel caso fosse necessario, di saper davvero sfruttare il maggior tempo e la maggiore qualità che vi vengono proposti.
Sperando che nessuno si offenda, e che anzi tutti recepiscano le buone intenzioni di questo post, auguro a tutti una buona fine di anno accademico.
Simone Moscato