Uno dei motivi per cui ci piace una voce piuttosto che un’altra, dal punto di vista del suono, è come lavora nel nostro orecchio, non al di fuori di esso. Le frequenze di risonanza del meato acustico sono sintonizzate su una gamma di frequenze corrispondenti, guarda caso, alla formante di canto. Detto questo, parlando di criteri di eufonia, è come se avessimo consentito l’accesso al nostro cervello solo alle voci con certe caratteristiche (contenute nella gamma di frequenze tra i 2000 e i 4000 Hz), che messe insieme costituiscono una specie di passaporto, per varcare i confini del nostro gusto ed essere riconosciuti come “bella voce”. Probabilmente la ragione ancestrale del nostro gusto risiede nella capacità degli uomini primitivi di comunicare tra loro a grande distanza sfruttando quelle caratteristiche del suono vocale che oggi chiamiamo “portanza” e “penetranza”.
Paolo Novelli (da “Ricerca sull’acustica della voce umana”).
Paolo Novelli (da “Ricerca sull’acustica della voce umana”).